martedì 9 ottobre 2012

Come mai tutto pesa?


Domenica sera sono tornata dal Festival Tuttestorie, che si è tenuto a Cagliari nei giorni scorsi. Era la prima volta che partecipavo, ne avevo molto sentito parlare, ma l'esperienza diretta è un'altra cosa. Sono molte le cose che si potrebbero raccontare. Oggi però voglio ringraziare le organizzatrici: Cristina Fiori, Manuela Fiori e Claudia Urgu (con il supporto di un plotone di volontari, bravissimi e devoti). Non so come ci siano riuscite, ma il festival è preso d'assalto da orde di bambini, ragazzini, insegnanti, genitori, autori, illustratori, e tutto, ma proprio tutto, funziona. E già questo è un risultato non da poco. Capita, lo sappiamo tutti, che di ritorno da festival e saloni vari ci si chieda se davvero questi scambi abbiano un senso, se davvero rimane qualcosa a chi si incontra, se la lettura, i libri riescano a passare attraverso eventi di questo tipo.


A Cagliari questo succede. Succede perché si vendono montagne di libri. E questo sarà un risultato meramente commerciale, ma è la prova che le persone, i libri di cui hanno sentito parlare, li vogliono avere, presumibilmente per leggerli. E questo è un primo dato. Il secondo, è che i bambini che si incontrano conoscono i libri di cui si parla.
E non approssimativamente. Li conoscono benissimo per averli letti con attenzione e questo è un merito di chi li ha offerti loro in modo adeguato: gli insegnanti. Terzo, anche gli incontri non legati alle scuole funzionano a meraviglia. I bambini non conoscono da prima i libri, ma ascoltano e guardano con grande attenzione, sono educati e partecipano con grande entusiasmo.
Sono stata tre giorni all'Exmà, dove si è tenuto il festival e sono stati tre giorni intensi e vivissimi, di incontri, scambi di idee, parole e visioni. In uno dei miei incontri, sul libro Cose che non vedo dalla mia finestra, giudicato difficile per bambini, libro più da adulti, ho avuto la riprova che non è così e che i bambini sono filosofi nati, amano ragionare, pensare, osservare, riflettere, immaginare, e dei pensieri che hanno amano parlare con gli adulti disposti ad ascoltarli. E l'impressione è che non vorrebbero smettere più.

Noi, che lavoriamo con loro e per loro - editori, autori, illustratori, insegnanti, bibliotecari, librai eccetera – perdiamo la voce a spiegare che i bambini sono sempre all'altezza dei libri che si danno loro, anche di quelli che sembrano più “difficili” magari solo perché non hanno quei connotati di libro per bambini a cui la produzione destinata al largo consumo ci ha abituati. Eppure, ogni volta, davanti alla straordinaria e profonda capacità di pensiero dei bambini rimaniamo, per primi, di sale.
Che cosa intendo è facile dimostrarlo con ciò che è accaduto in questa occasione. Il Festival Tuttestorie quest'anno era dedicato al tema: L'Incomprensibile (nel sito di Tuttestorie, sezione festival, leggete la spiegazione, che merita) Un tema bellissimo e adattissimo ai bambini. Nei mesi precedenti e nei giorni del Festival, i bambini sono stati invitati a esprimere le cose che non capiscono del mondo. Una miniera di incredibili pensieri che, sono confluiti sui tavoli dell'Ufficio Poetico Comprensivo tenuto da Bruno Tognolini, Francesca Amat e Andrea Serra. E lì sono stati scelti, trascritti, stampati ed esposti “come veridici responsi oracolari”. E non prendetela come una battuta. Quelli che vi propongo, li ho fotografati nella sala dove ho tenuto gli incontri. Leggeteli. Alcuni vi faranno pensare: come mai io non penso più cose così importanti? Così belle? Così vere?



Altri vi faranno sorridere: ma poi vi accorgerete che non si tratta affatto di spiritosaggini. Perché le domande apparentemente più buffe o facili sottendono sensatezza, serietà e lucidità di ragionamento. E, infine, forse penserete quello che ho pensato io: che questi sono bei pensieri. Cioè pensieri belli: esteticamente belli. Perché la bellezza è la forma assunta da profondità, verità e compiutezza.
Per me sapete cosa è incomprensibile? Che i bambini continuino ad avere tanto poco credito presso noi adulti.
Il maggior merito del Festival Tuttestorie, fra tutti i meriti che ha, è di dircelo.
A voce alta, forte e chiara.














8 commenti:

aliciabaladan@gmail.com ha detto...

bellissii perché!
a noi adulti che spesso usiamo la frase "non perdere tempo" ci è stato chiesto, "dove va a finire il tempo perso?"

gianlorenzo ingrami ha detto...

che bello! un universo da tutelare...

Benedetta ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Benedetta ha detto...

scusate, ho sbagliato qualcosa
dicevo...
anch io mi chiedo come mai noi adulti diamo così poco credito ai bambini, al loro universo di cose non capite, ma che forse non è poi così necessario capire davvero e di connessioni ormai invisibili ai nostri occhi ma per loro così evidenti e significative.

alessandro riccioni ha detto...

Pensieri così veri da farti venire i brividi. Mi hanno ricordato mio fratello in 1a media, quando, 64 doetantalla richiesta dell'insegnante di educazione artistica di fare un disegno sul tema "la solitudine", fece un piatto con un solo spaghetto; lei glielo strappò davanti a tutta la classe! Un'insegnante senza pensieri veri! W i pensieri bambini, ale

Antonella Capetti ha detto...

un altro magnifico post a cui attingere a piene mani per nuove esperienze a scuola.
che dirvi? grazie, grazie, grazie!
anto

Matteo Uggeri | Hue ha detto...

...ecco una badilata di speranza grazie a questo post. Bello bello bello. Grazie.

Anonimo ha detto...

Una scuola di pensieri. I migliori filosofi sono loro, i nostri figli.
Grazia